La sensazione delle immagini: Mostra Online a cura di Vincenzo Simone, artista bolognese, ritiene che l’Arte e la vita siano inscindibili.
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Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal creatore in poche forme, o in una forma sola; nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi.
L’origine delle specie, Charles Darwin
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Così si conclude il libro di Charles Darwin L’origine delle specie, una tra le opere cardine nella storia scientifica, in cui Darwin spiega la sua teoria dell’evoluzione.
Queste parole racchiudono la riflessione che sottende a questo mio indagare l’arte e quindi a questa mostra.
Sappiamo che i dipinti più antichi sono stati rinvenuti nella grotta di Chauvet in Francia; la cui realizzazione è databile a circa 32 000 anni fa. Tra le ipotesi più accreditate inerenti l'obiettivo di questi oggetti a noi pervenuti, vi è quella che sostiene si tratti di opere a carattere propiziatorio per la caccia ed attività intrinseche alla sopravvivenza. Nel tempo questa ipotesi è stata poi smentita.
Osservando invece, le mani impresse nella grotta di Pech Merle, nei Pirenei francesi, in quel gesto è possibile notare, come l’idea di fissare le impronte delle mani poco serviva alla vita quotidiana, ma in quel gesto impresso sulla roccia si nasconde l’urgenza e la volontà di lasciare un segno, una traccia per gli altri che verranno, un gesto che oggi potremmo definire come una forma di devozione.
Più si va indietro nel tempo più è difficile decifrare alcuni gesti, alcune forme, e di conseguenza alcuni pensieri.
Vorrei partire dall’idea che in ogni immagine esistono delle storie che vanno al di là del tempo.
Sento l’urgenza di rivedere alcune storie della pittura indipendentemente dalla loro data di nascita.
Le opere scelte parlano della forma delle cose, di un momento del fare pittura molto preciso, che ritengo sempre attuale. L’importanza di una nobile finzione, che da secoli ci racconta una verità, a volte sulla bellezza e altre volte sulla crudeltà del mondo.
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Vorrei iniziare da Fruttiera su un tavolo di Antonio Donghi. Il quadro è un omaggio alla luce, un distillato di forme solide. I frutti, che sembrano di gesso colorato, sono fissati in uno spazio dove nulla è lasciato al caso. Osservo il dipinto e sento la presenza dell’artista, soprattutto in quelle due piccole mele fuori “registro”, frutta caduta dalla fruttiera troppo piena. È proprio in questo momento di materia tracimante, che l'artista decide di catturare per sempre un’immagine e fissarla nel presente per il futuro.
L’opera di Bartolomeo Chiari, poi, ci trasporta sulle vette del Monte Parnaso. Le sue nove muse ci seducono, è quasi tangilbile il trasporto visivo di una poesia. Il ruscello rinfresca e alleggerisce i pensieri a suon di musica. Una musa ci osserva intensamente. Questa dettaglio visivo scelto dal pittore è a mio sentire molto intrigante: così come le due piccole mele di Donghi, anche in questo caso l’autore nello sguardo della giovane musa potenzia una finzione, una distanza, tra il mondo della pittura e il nostro.
Noi siamo solo osservatori di un momento preciso, che ha altre regole e altri principi.
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Nel quadro di Giorgio de Chirico, ci viene mostrato un vaso di crisantemi, i cui petali sembrano delle fiammelle accese piene di impeto. E questa sensazione di potenza nonostante siano fiori mi fa pensare ai suoi cavalli ruggenti e vigorosi che corrono su spiagge oniriche. La materia, in questo caso, diventa la protagonista. I crisantemi hanno una tale naturalezza che ne viene suggerita la precarietà: osservandoli, d’istinto, mi verrebbe da sistemare quello a sinistra, che sembra stia cadendo.
Ma come lo sguardo della fanciulla nel Parnaso, il crisantemo forse ci indica che nella realtà della pittura le regole della fisica esistono per essere trasgredite; perché quel fiore mai cadrà, così come la ragazza mai si girerà dall’altra parte, ma continuerà a osservarci, per sempre.
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Il Risveglio di Venere di Dosso Dossi ci trascina in un mondo ideale, c’è una certa pacatezza, una consapevolezza in quello sguardo, che non ci è dato sapere. La mano in fronte fa intuire che alcuni pensieri stanno emergendo, probabilmente c’è un cambiamento in atto; la volontà di modificare alcune vecchie tradizioni che ormai fanno molta fatica ad essere accettate.
Un risveglio presuppone un cambio di rotta, l’idea di spazzare via vecchi ricordi, o forse vecchi modi di fare. Venere non ci sta guardando, non ne ha bisogno, e si disinteressa del nostro sguardo. Ciò che le interessa sono i suoi pensieri, la sua libertà di mostrarsi nella sua totale bellezza, senza difetto e senza rimpianti. Il tramonto è lontano, l’alba di un nuovo giorno arriva e cambierà per sempre tutto.
L’opera di Antonio Carneo ci racconta, con un piccolo pretesto, il confronto tra una giovane ragazza e una signora anziana. Trovo eccezionale quest’opera; quasi sentiamo le parole che la signora anziana sussurra alla ragazza. Anche in questo caso la nostra presenza è totalmente ignorata, la giovane donna ci rivolge le spalle. In questo quadro è forte il sentimento di intimità, una tenerezza, un passaggio di informazioni fondamentali per avvicinarsi alla vita, con le raccomandazioni di chi l’ha vissuta prima.
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La mostra si conclude con Lucrezia del Guercino. Forse la storia di Lucrezia non è una delle più belle, ma il suo sguardo fa pensare che si tratti di una sfida verso il mondo, e non di una sottomissione. La consapevolezza di cambiare le parole, e i modi verso qualcosa di nuovo, verso sogni forse mai espressi prima.
Queste opere sono dei vivi pensieri e ci ricordano, mai come in questo momento storico di facile oblio, come ancora dipinti, realizzati in tempi così diversi tra loro, risultino estremamente contemporanei, se non nella forma estetica nel contenuto.
Abbandoniamoci al piacere di queste meraviglie arrivate da mani divine.
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L’arte deve essere incomunicabile, deve solamente superare se stessa.
Carmelo Bene
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Opere
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Antonio Donghi, Fruttiera su un tavolo, 1935
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Giuseppe Bartolomeo Chiari, Il Parnaso, c.1690-1710
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Giovanni Luteri, known as Dosso Dossi, Il risveglio di Venere, 1520 circa
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Giorgio de Chirico, Vaso di crisantemi, 1912
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Antonio Carneo, La buona ventura (La seduzione), 1660
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Giovanni Francesco Barbieri, known as Guercino, Lucrezia, XVII Sec., metà
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