• Biografia

    Viviano Codazzi (Bergamo, Italia, 1603 – Roma, Italia, 1670)

    Nato a Bergamo fra il 1603 dal padre Maffeo, anche lui artista, Viviano Codazzi intorno al 1620 si allontana da Bergamo, per trasferirsi prima a Roma, e poi a Napoli. A Roma rimane fino al 1634, collocandosi fra i primi tentativi di vedutismo in contesto urbano e con forte suggestione caravvagesca.

    Nel 1634 si sposta a Napoli, dove collabora con Domenico Gargiulo e con numerosi artisti suoi contemporanei, soprattutto per gli sfondi architettonici. A Napoli si inserisce bene nell’ambiente letterario:  partecipa agli "onorati simposi" in casa di Angelo Pepe con letterati ed artisti.

    Le opere su cui lavora in questi anni diventano un crocevia di diverse matrici: il forte rigore della prospettiva rinascimentale, l’influsso preromantico che si rivela in un interesse per le rovine, unito al vedutismo realistico. L’unione di questi temi crea una nuova visione pittorica,  in cui il soggetto delle vedute architettoniche e delle rovine sono rese con precisione geometrica e arricchite da ombre e giochi di luce. La sua attività pittorica viene travolta dai moti a Napoli del  1647. Finito in povertà a causa di alcuni pagamenti mancati, nel 1948 ritorna a Roma.

    Appartengono a questo periodo romano alcune delle sue opere più celebri, come la  Veduta di piazza del Popolo (1660) o le Rovine del Museo di Arezzo (1663). Collabora con numerosi colleghi, fra cui Cerquozzi, Jan Miel e Pallavicini. Lo stile di questa fase romana differisce sensibilmente dallo stile del periodo napoletano, definendosi in uno stile più rigido e formale.

     L’artista muore a Roma nel 1670.


    Foto UniCredit Group (Sebastiano Pellion di Persano)

  • Opere